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Spiegazione RDI

RDI è un acronimo per Relationship Development Intervention, che, tradotto, significa Intervento per lo Sviluppo Relazionale. Questa terapia è stata sviluppata dal Dr. Steven Gutstein e mira a risolvere i problemi di tipo relazionale e sociale presenti nelle persone ASD (= con un disturbo dello spettro autistico). L’intervento si basa innanzi tutto sul “training parentale”, cioè si vuole insegnare ai genitori innanzi tutto (e poi si generalizzerà con altri adulti di riferimento) un modello di stile di vita in cui la persona ASD riesca a sviluppare quelle caratteristiche che mancano nei disturbi dello spettro autistico: pensiero dinamico, flessibilità, scambio di emozioni, memoria episodica, etc.
La qualità di vita degli adulti autistici è molto carente nei contatti con gli altri, in base a diverse ricerche (National Autistic Society, Patricia Howlin, etc.). E anche se si guardano gli esiti di altri sondaggi su adulti nello spettro autistico con quoziente di intelligenza e linguaggio nella norma, il contatto sociale rimane basso (ca. 15-20%). Ma perché nonostante ci siano persone ASD più intelligenti, con un linguaggio normale, queste non riescono a farsi e a mantenere delle amicizie? Il problema è che nella vita di tutti i giorni è necessario saper lavorare insieme agli altri, saper comunicare, proporre le proprie idee davanti agli altri, bisogna saper risolvere i problemi che si presentano ed essere creativi ed innovativi. E per farsi delle amicizie, bisogna essere flessibili e ricettivi verso gli altri, è necessario sapere far sentire gli altri apprezzati, trovare comunanze di esperienze e di interessi, apprezzare sentimenti, immaginazione ed idee altrui, mantenere e riparare relazioni, avere fiducia, accettazione e capacità empatica. Invece in base ai risultati di diverse ricerche, le persone ASD hanno grosse difficoltà a: spostare l’attenzione, avere creatività, comprendere in modo più profondo il significato di ciò che si legge, avere memoria episodica, avere comunicazione dichiarativa, “riparare” una comunicazione, usare e capire i gesti e i linguaggio del corpo, capire i desideri e le intenzioni degli altri, esprimere le emozioni in un contesto appropriato, etc.
Le persone con ASD sanno riconoscere le emozioni, ma non fanno riferimento a questa abilità per comportarsi o non comportarsi in una certa maniera; possono arrivare ad avere discrete abilità di interazione sociale, ma non hanno flessibilità e co-regolazione, cioè non si adattano agli altri e non regolano il proprio comportamento in base agli altri; hanno una comunicazione diretta, che serve ad ottenere ciò che vogliono, ma non riescono a condividere esperienze; hanno una memoria procedurale (cioè ricordano le cose come sono) ma non episodica (in cui ricordano anche le emozioni di un determinato avvenimento e le condividono); imparano fatti e procedure, sanno come applicare le regole e usano concetti, ma per loro è tutto vero-falso o bianco-nero, non si adattano, non riescono a costruire delle strategie, non riescono a capire cosa è importante e cosa non lo è.
Alle persone con ASD mancano le abilità necessarie per avere successo nel mondo “reale”, che è un mondo che cambia costantemente, un mondo dinamico.
Basandosi su ricerche nel settore dello sviluppo neurotipico e dello sviluppo nei soggetti ASD, il Dr. Gutstein ha appurato che sono sei le abilità necessarie per avere successo nei sistemi dinamici:
- Riferimento emozionale: la capacità di usare le emozioni degli altri per imparare come gestire le diverse situazioni.
- Coordinazione sociale: l’abilità di osservare e regolare continuamente il proprio comportamento per partecipare a relazioni spontanee basate sulla collaborazione e lo scambio di emozioni.
- Linguaggio dichiarativo: saper usare il linguaggio e la comunicazione non verbale per esprimere curiosità, invitare gli altri ad interagire, condividere idee e sentimenti e coordinare le proprie azioni con quelle degli altri.
- Pensiero flessibile: l’abilità di adattarsi rapidamente, cambiare strategie e programmi in base al cambiamento delle circostanze.
- Elaborazione delle informazioni relazionali: l’abilità di capire tenendo conto di un contesto ampio, risolvere problemi che non hanno soluzioni giuste o sbagliate.
- Previsione: l’abilità di riflettere sulle esperienze passate e anticipare possibili scenari futuri in modo produttivo.
Anche se ogni soggetto con disturbo dello spettro autistico presenta una serie di sintomi unici, tutti hanno difficoltà più o meno gravi in queste sei aree.
Qui si inserisce l’RDI: l’RDI è una terapia basata sul training dei genitori, con l’obiettivo di accrescere l’intelligenza relazionale, è un approccio sistematico basato sullo sviluppo normale della crescita sociale ed emozionale.
L’RDI si sviluppa attraverso obiettivi: in base al nuovo sistema operativo, ne sono stati creati più di 1000 (una piccola parte anche per i genitori) e vuole anche creare nelle persone ASD motivazione, fiducia in se stessi e fiducia nelle “guide”.
Uno degli aspetti fondamentali dell’RDI (probabilmente il primo) è quello infatti di creare una relazione Guida/Apprendista in cui il genitore è la guida e il bambino è l’apprendista. Si è visto che questa è una cosa molto difficile da imparare per i genitori, perché spesso non sono mai stati “maestri”, nel senso che spesso la vita delle famiglie con persone ASD si è adattata a queste persone e non sono mai state queste persone a fare il contrario. I genitori invece devono diventare la guida principale, il punto di riferimento per il bambino che a sua volta deve interpretare e valutare nuove esperienze attraverso loro. Questo processo è stato chiamato Partecipazione Guidata da Barbara Rogoff, psicopedagogista all’università della California. Studiando varie culture nel mondo, Barbara Rogoff ha evidenziato il fatto che i bambini imparano piano piano dai genitori, dagli adulti di riferimento. Attraverso il fare le cose insieme, i bambini acquistano sempre maggior competenza e gradualmente diventano sempre più responsabili nelle co-regolazioni, diventano veri “partners” in rapporto alle loro crescenti competenze. Dovranno essere i genitori ad imparare come modificare lo stile e il passo dell’insegnamento e delle richieste in base ai bisogni particolari del bambino, così che questo possa sempre raggiungere il successo.
Gli obiettivi si possono raggiungere anche strutturando diverse attività, ma soprattutto con l’RDI si cerca di aiutare i genitori a cambiare il proprio stile di vita, in modo da avere sempre in mente l’obiettivo da raggiungere e cercare di usare qualsiasi attività quotidiana per questo scopo.
In uno stile di vita RDI si usano le attività giornaliere per creare occasioni di incertezza, cioè piccoli momenti basati sugli obiettivi attuali da raggiungere. Ci sono molte occasioni per usare comunicazione dichiarativa e condividere le esperienze. Condividete il procedimento di fare qualcosa insieme, in modo da far diventare il bambino sempre più competente. Cercate di stabilire l’ordine delle priorità e semplificare: eliminate eventi che non sono essenziali e date invece più spazio ad attività, nuove o già conosciute, che possono diventare ottimi momenti RDI.
L’RDI lavora quindi partendo dal livello del bambino per migliorare le sue abilità sociali ed emozionali, la sua intelligenza dinamica, la sua flessibilità, il coinvolgimento mentale, il senso di competenza, la sua motivazione per affrontare sistemi dinamici sempre più complessi. L’obiettivo è quello di insegnare ai soggetti ASD a vivere la vita di tutti i giorni.
di Rita Giaquinta

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