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Il bambino esplosivo

Il termine “bambini esplosivi” è usato per descrivere bambini che si frustrano facilmente, cronicamente inflessibili ed esplosivi. Anche se questi bambini spesso hanno tante diagnosi differenti, i genitori spesso dichiarano che il termine “bambini esplosivi” è quello che meglio si adatta a loro. Inoltre molti trovano che questo termine fornisce una struttura per capire e cercare di superare le difficoltà che presentano. Questo sarà più evidente con la descrizione che segue. The term "explosive kids" is used to describe easily frustrated, chronically inflexible, explosive child.

Com’è un bambino descritto come “inflessibile-esplosivo”? Il Dr. Greene fornisce una lista di criteri nel suo libro “Il bambino esplosivo”.

CARATTERISTICHE COMUNI DEI BAMBINI INFLESSIBILI-ESPLOSIVI:
1. Una capacità notevolmente limitata per flessibilità e adattabilità e incoerenza durante una grave frustrazione. Il bambino spesso sembra non essere in grado di modificare il proprio atteggiamento in risposta agli ordini dei genitori o ad un cambiamento nei piani e spesso diventa “sopraffatto” quando una situazione richiede flessibilità e adattabilità. Quando il bambino diventa frustrato, la sua abilità di “trovare” modi di risolvere le situazioni frustranti in un modo che sia soddisfacente per entrambe le parti diminuisce fortemente; il bambino ha difficoltà a ricordare gli apprendimenti precedenti su come gestire la frustrazione e ricordare le conseguenze di episodi precedenti di inflessibilità-esplosione, ha difficoltà a pensare razionalmente, può non rispondere a tentativi ragionevoli di riportare la coerenza e può peggiorare ancora di più in seguito ad una punizione.

2. Una soglia di frustrazione estremamente bassa. Il bambino diventa frustrato molto più facilmente e per eventi molto più semplici rispetto ai bambini della sua età. Pertanto, il bambino vive il mondo come pieno di frustrazione e adulti non comprensivi.

3. Una tolleranza estremamente bassa per la frustrazione. Il bambino non solo si frustra più facilmente, ma vive le emozioni associate con la frustrazione in modo molto più intenso e le tollera adattandosi molto meno rispetto ai bambini della stessa età. In risposta alla frustrazione, il bambino diventa estremamente agitato, disorganizzato e aggressivo, dal punto di vista verbale e/o fisico.

4. La tendenza a pensare in modo concreto, rigido, bianco-nero. Il bambino non riconosce il grigio il molte situazioni. ( La maestra è cattiva! La odio! invece di “La maestra di solito è buona, ma oggi era di umore cattivo”); sembra applicare regole troppo semplificate, rigide, inflessibili a situazioni complesse e può impulsivamente rivolgersi a queste regole anche quando non sono ovviamente appropriate (per esempio “Andiamo fuori sempre alle 10.30! Non mi importa se oggi c’è un compito da finire, io vado fuori!”)

5. La persistenza dell’inflessibilità e di scarsa risposta alla frustrazione nonostante un alto livello di motivazione intrinseca od estrinseca. Il bambino continua ad esibire crisi frequenti, intense e lunghe anche di fronte a conseguenze potenti e salienti.

6. Gli episodi di inflessibilità possono essere imprevedibili. Il bambino può essere di buon umore e poi inaspettatamente avere una crisi in circostanze frustranti, anche se stupide.

7. Il bambino potrebbe avere uno o più punti su cui è soprattutto inflessibile: per esempio, come sono i suoi vestiti o come li sente addosso, com’è o come odora il cibo, e/o l’ordine in cui si devono fare le cose.

8. L’inflessibilità del bambino e la difficoltà a rispondere alla frustrazione in maniera adattiva può essere aumentata da comportamenti (intrattabilità/irritabilità, iperattività/impulsività, ansietà, ossessività, difficoltà sociali) solitamente associate ad altri disturbi.

9. Mentre gli altri bambini possono diventare irritabili quando sono stanchi o affamati, i bambini inflessibili-esplosivi possono avere crisi complete in queste circostanze!

Le caratteristiche presentate forniscono un nuovo e più utile modo di guardare ai nostri bambini. Loro hanno deficit di sviluppo nelle importanti abilità della tolleranza della frustrazione e della flessibilità e queste sono le difficoltà che incontrano. Questo è molto differente dalla vecchia e tipica credenza di ritenere questi bambini troppo volitivi e viziati, e che quindi il loro comportamento potesse essere controllato da loro stessi. Con questa nuova comprensione, siamo ora in grado di andare avanti, lasciandoci alle spalle i sensi di colpa e di vergogna. Se capiamo che non siamo noi la causa delle difficoltà dei nostri bambini, possiamo trovare le soluzioni che desideriamo mentre ristabiliamo relazioni positive con i nostri bambini e creiamo esperienze che promuoveranno lo sviluppo della loro flessibilità.
UN NUOVO MODO DI TRATTARE I “BAMBINI ESPLOSIVI”

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE PIU’ COMUNI DEI BAMBINI INFLESSIBILI-ESPLOSIVI?

E’ importante iniziare notando che l’etichetta “inflessibile-esplosivo” non è certamente un termine diagnostico riconosciuto nel DSM-IV, la guida diagnostica ufficiale per i disturbi di tipo psichiatrico. E’ però usata dal Dr. Greene per inquadrare le caratteristiche chiave dei bambini che possono essere estremamente difficili da gestire per i propri genitori. Secondo il Dr. Greene, le caratteristiche chiave di questi bambini sono le seguenti:

1. Una capacità notevolmente limitata di flessibilità e adattabilità e una tendenza a diventare “incoerenti” nel mezzo di una grave frustrazione.

Questi bambini sono molto meno flessibili ed adattabili dei loro pari, vengono facilmente sopraffatti dalla frustrazione e spesso non sono in grado di comportarsi in maniera logica e razione quando sono frustrate. Durante i periodi di incoerenza, spesso non rispondono agli sforzi di ragionare con loro, che in realtà possono peggiorare le cose.

Il Dr. Greene fa riferimento a questi episodi come “crisi”. Visto che l’abilità di un bambino a pensare chiaramente durante una crisi è praticamente nulla, il loro comportamento può apparire eccessivamente selvaggio e irrazionale. Bestemmie, urla, rottura di oggetti e aggressione fisica sono molto comuni durante questi episodi, che possono durare da alcuni minuti a diverse ore. Il Dr. Greene crede che il bambino ha poco o nessun controllo sul suo comportamento durante una crisi.

2. Una soglia di tolleranza della frustrazione estremamente bassa.

Questi bambini spesso diventano eccessivamente frustrate da quelli che sembrano essere eventi relativamente di poco conto. Visto che la loro capacità di tollerare la frustrazione non si sviluppa allo stesso ritmo dei pari, il bambino spesso vive il mondo come un posto estremamente frustrante, pieno di persone che non capiscono cosa lui stia passando.

3. La tendenza di pensare in modo concreto, rigido, bianco-e-nero.

Questi bambini non sviluppano la flessibilità di pensiero allo stesso ritmo dei loro pari, e tendono a considerare molte situazioni in una maniera “o-o” o “o tutto o niente”. Questo frena fortemente la loro abilità a negoziare e portare avanti compromessi.

4. La persistenza di inflessibilità e scarsa risposta alla frustrazione nonostante un alto livello di motivazione intrinseca o estrinseca.

In altre parole, anche conseguenze molto importanti e rilevanti non diminuiscono necessariamente le crisi frequenti, intense e lunghe del bambino. Questo significa che approcci tipici di ricompense consistenti per un bambino in caso di comportamento desiderato e punizione di comportamento negative possono anche non avere influenza nella tendenza del bambino ad avere delle crisi. Secondo il Dr. Greene, gli approcci delle terapie comportamentali tradizionali spesso non funzionano con questi bambini e possono addirittura peggiorare le cose.

Oltre a queste caratteristiche chiave, il Dr. Greene nota che le crisi di un bambino spesso si hanno anche in casi imprevedibili, e avvengono in risposta a frustrazioni apparentemente stupide anche quando il bambino era di buon umore. Come risultato, i genitori non sanno mai cosa aspettarsi, cioè la crisi potrebbe avvenire in qualsiasi momento. Questi bambini potrebbero avere un punto specifico su cui sono in particolar modo inflessibili (per esempio, il cibo che mangiano, l’ordine in cui bisogna fare certe cose), o possono avere molti punti di questo tipo.

COSA FA SI’ CHE UN BAMBINO SIA IN QUESTO MODO?
Secondo il Dr. Greene, ci sono molti “sentieri” su cui può avviarsi un bambino per sviluppare queste caratteristiche di “inflessibilità ed esplosione”. Per la maggior parte, sembra ritenere che questi sentieri sono in modo predominante di natura biologica, e che la maggior parte dei bambini che diventano estremamente inflessibili ed esplosivi non lo facciano in risposta a “genitori non bravi”. Però è importante il modo in cui i genitori rispondono a queste vulnerabilità di natura biologica: questo infatti può avere ripercussioni importanti su come il loro bambino diventi poi in grado di superare il suo problema con il tempo.

Qui di seguito riportiamo una breve descrizione delle diverse caratteristiche che sono state identificate come predisposizioni per un bambino a diventare altamente inflessibile ed esplosivo. Tenete a mente che questa probabilmente non è una lista esaustiva (alcuni suggeriscono anche di inserire le allergie, soprattutto allergie alimentari) e che non tutti i bambini che hanno una di queste caratteristiche potranno poi mostrare il tipo di problemi che descrive il Dr. Greene, e anche che alcuni bambini potrebbero possedere più di una di queste caratteristiche “predisponenti”.

Temperamento difficile
Di natura, alcuni bambini vengono al mondo più meticolosi, più reattivi dal punto di vista emozionale e più difficili da calmare rispetto agli altri. Per esempio, la mia bambina più piccola ha sempre pianto durante i suoi primi sei mesi di vita, a meno che non stesse dormendo. Calmarla e tranquillizzarla era impossibile, potevamo solo darle da mangiare. Crescendo, ha continuato ad arrabbiarsi facilmente, ed era veramente impossibile distrarla quando si fissava su qualcosa (ed era un problema se non riusciva ad avere o a fare ciò che voleva); inoltre mostrava i suoi sentimenti negativi in modi intensi e persistenti. Indubbiamente noi abbiamo fatto degli errori nel modo in cui abbiamo cercato di venire incontro a queste difficoltà e questo probabilmente ha fatto sì che continuassero. Ma alla base di tutto c’è il fatto che probabilmente questo è il modo in cui lei è venuta al mondo. Questi sono quegli aspetti “innati” della personalità che gli psicologi chiamano “temperamento”. (Nota: è importante capire che anche i temperamenti più difficili possono essere modificati con il tempo e che in nessun modo sono presagio di una vita di continue difficoltà e lotte).

ADHD (disturbo dell’attenzione e dell’iperattività) e deficit di funzione esecutiva
Molti bambini con temperamenti difficili vengono diagnosticati con ADHD. Come discusso prima in una relazione sull’aggiornamento delle ricerche riguardanti l’ADHD, le concettualizzazioni attuali delle difficoltà chiave associate con ADHD si focalizzano su deficit in una serie fondamentale di abilità di pensiero chiamate “funzioni esecutive”. Anche se non c’è un accordo universale sulle abilità specifiche che costituiscono le funzioni esecutive, una lista tipica di tali abilità comprende cose come: abilità di organizzazione e programmazione, stabilire obiettivi ed essere in grado di usare questi obiettivi per guidare il proprio comportamento, tenere in memoria le informazioni, selezionare strategie per raggiungere questi obiettivi e monitorare l’efficacia di queste strategie, essere in grado di controllare le emozioni in modo che non offuschino la propria capacità di pensare razionalmente ed essere in grado di spostarsi adeguatamente da un’attività cognitiva ad un’altra.

Si crede che deficienze in queste abilità aiutino a spiegare non soltanto i sintomi chiave dell’ADHD (cioè, mancanza di attenzione e iperattività/impulsività), ma anche la scarsa tolleranza alla frustrazione, inflessibilità e gli scoppi esplosivi che sono visti nei bambini “inflessibili – esplosivi”. Per esempio, se un bambino ha difficoltà a spostarsi prontamente da un’attività all’altra a causa di una inerente inflessibilità cognitiva, questo può spiegare perché si frustri quando i genitori gli chiedono di smettere di giocare e venire a cena. Un tale bambino potrebbe non essere disubbidiente intenzionalmente, ma la sua disubbidienza potrebbe riflettere un problema con lo spostarsi flessibilmente ed efficacemente da uno stato mentale ad un altro.

Problemi di processazione del linguaggio
Le abilità di linguaggio sono la base di molte forme fondamentali di pensiero, tra cui il problem solving, lo stabilire degli obiettivi e le emozioni di regolazione/coordinamento. Pertanto, non deve sorprendere il fatto che bambini con abilità di linguaggio sviluppate meno bene (sia nel linguaggio ricettivo, cioè nel capire cosa viene detto, che nel linguaggio espressivo, cioè nella comunicazione chiara delle proprie idee e pensieri) possano essere a rischio nel gestire in modo efficace e adattivo la frustrazione. Il Dr. Greene crede che queste difficoltà di linguaggio spesso contribuiscano ai problemi dei bambini da lui descritti come “esplosivi”.

Difficoltà di stati d’animo
Alcuni bambini sono nati con una predisposizione naturale ad essere solari e allegri; altri, sfortunatamente, tendono a vivere periodi di irritabilità e carattere difficile. Ovviamente i nostri stati d’animo sono influenzati da cosa ci accade realmente nel mondo. Greene nota, comunque, che c’è un’importante componente biologica nel proprio stato d’animo generale. Questo è vero soprattutto per i bambini che hanno disturbi dello stato d’animo come la depressione e il disturbo bipolare, ma si possono applicare anche a difficoltà “subcliniche” di stati d’animo.

Immaginate per un momento come tendete a fare le cose quando siete irritabili o di malumore. Se siete come la maggior parte delle persone, probabilmente vi frustrate più facilmente e perdete la pazienza più in fretta. Quindi se ci sono bambini che spesso hanno questi stati d’animo, sarà più evidente che abbiano poi difficoltà croniche di frustrazione e impazienza.
Cosa possono fare i genitori?
Come fa un genitore ad aiutare il suo bambino “esplosivo” a diventare meno esplosivo e quindi a creare una migliore qualità di vita per tutti i componenti della famiglia?

Il Dr. Greene inizia descrivendo le raccomandazioni comuni del campo della salute mentale che spesso falliscono nel portare dei risultati. Al primo posto, ovviamente, c’è l’uso di medicinali. Il Dr. Greene non sembra essere contrario alle medicine e noi sappiamo che per alcuni bambini ADHD alcune medicine prescritte accuratamente dai dottori, possono aiutare, ma non con i sintomi chiave dell’ADHD, ma solo con i problemi comportamentali associate, come le crisi esplosive che sono il punto principale di questo libro. Per molti bambini ADHD, però, e certamente per tanti bambini che sono esplosivi per tante altre ragioni come detto sopra, le medicine spesso non danno benefici significativi. Nel libro, il Dr. Greene descrive una serie di bambini con cui lui ha lavorato e con cui erano state provate una serie di medicine differenti con successi limitati o nulli.

Un altro approccio comune, e che è raccomandato soprattutto dagli psicologi infantili, è l’intervento comportamentale. L’idea base è che ricompensando consistentemente il bambino per un comportamento adeguato e “punendolo” consistentemente quando “esplode” (per esempio si arrabbia, tira oggetti, urla, etc.) il bambino imparerà alla fine che le sue crisi non producono conseguenze da lui desiderate e quindi queste crisi diminuiranno. Essenzialmente, attraverso questo approccio, i bambini imparano che devono obbedire ai loro genitori quando vengono dati loro degli ordini perchè le cose le cose vanno meglio per loro se lo fanno che non se non lo fanno.

Certamente gli approcci comportamentali possono essere di enorme aiuto per molti bambini e genitori. La letteratura sui benefici di un trattamento comportamentale portato avanti bene è vasta, e questo è uno degli interventi psicosociali più valicati che esista. Per i bambini con scoppi di esplosione per uno o più dei motivi identificati dal Dr. Greene, però gli interventi comportamentali possono non essere efficaci. Infatti, lui pensa che in realtà in molti casi possono peggiorare le cose, aumentando invece di diminuire la frequenza con cui un bambino perde il controllo.

Ecco perché. Secondo il Dr. Greene, un bambino che è compromesso dal punto di vista dello sviluppo nelle abilità della flessibilità e tolleranza della frustrazione può avere difficoltà a passare dal proprio “ordine del giorno” all’”ordine del giorno” dei genitori (cioè a rispondere ad un comando dei genitori) senza prendere in considerazione quanto bella possa essere la ricompensa o quanto brutta la punizione. Per questo, se io sono un bambino a cui in questo momento manca la capacità di comportarsi in modo logico e coerente quando sono frustrato, punirmi per averti detto “stai zitto” quando sono diventato frustrato può far sentire meglio te perché “non me l’hai lasciata passare”, ma non rende meno probabile che io non lo faccia ancora la prossima volta. Perché? Perché la minaccia di conseguenze semplicemente non può essere efficace su un bambino che è in uno stato mentale dove sono così triste che la probabilità che io prenda in considerazione le conseguenze delle mie azioni è pari a zero. Una possibile analogia: se un bambino ha una disabilità nella lettura e viene punito perché legge male durante un’interrogazione non farà sì che la prossima volta legga meglio.

E’ importante notare che questa nozione va contro quello che molti genitori e professionisti sono istintivamente portati a credere come vero. La credenza fortemente consolidata è che se un bambino si comporta male, deve essere punito. Se un bambino non viene punito, continuerà a comportarsi male e anche peggio. Pertanto, la tesi del Dr. Greene è molto controversa. Non sto certamente suggerendo che queste idee sono “corrette”, ma penso che sia una prospettiva utile da prendere in considerazione. In base alla mia stessa esperienza, posso dire con onestà che non importa quanto consistentemente potevo “punire” la mia figlia più piccola per essersi arrabbiata e avermi detto “stai zitto”, l’impatto che questo aveva nell’aiutarla a controllarmi, o almeno a non dirmi “stai zitto” quando perdeva il controllo, è stato pari UN GROSSO ZERO. Forse questa situazione è familiare anche a qualcuno di voi.

Se queste opzioni non funzionano, allora cosa fare?
Trovare un approccio efficace per trattare i bambini esplosivi è il punto centrale del libro del Dr. Greene, e non riesco a fargli giustizia in questa breve recensione. Comunque cercherò di descrivere i punti base del suo approccio per fornirvi una comprensione generale dello schema che lui raccomanda. Nel suo eccellente libro sono poi fornite dettagliatamente strategie specifiche su cosa fare.

Il primo passo è di sviluppare una chiara comprensione delle ragioni dell’esplosione del vostro bambino.
Questo è il primo punto chiave. Fino a che i genitori (e gli altri) pensano che le crisi “esplosive” del bambino siano deliberate e siano dei tentativi di “ottenere ciò che vuole”, la tendenza più generale sarà di rispondere in modo punitivo. Come notato prima, però, le punizioni non avranno successo con un bambino che manca delle abilità di trattare la frustrazione in modo più adattivo e che, se frustrati, non possono usare l’anticipazione della punizione per alterare il proprio comportamento.

Quando la propria idea cambia da “il mio bambino è solo un piccolo viziato” a “il mio bambino ha bisogno di aiuto per imparare a gestire la frustrazione in modo più flessibile e adattivo”, ci si può spostare da un approccio orientato alla punizione verso un approccio orientato alla costruzione delle abilità.

Il Dr. Greene parla di come i genitori possano creare un ambiente “amichevole” per il loro bambino in modo da ridurre notevolmente il numero di crisi esplosive. Per fare questo c’è una combinazione di passi, tra cui:

Assicurarsi che tutti gli adulti che hanno a che fare con il bambino abbiano una giusta comprensione delle difficoltà del bambino, specialmente di quelle che contribuiscono all’esplosione del bambino. (Nota: consultare un dottore specializzato nella salute mentale per avere una comprensione accurata di queste difficoltà è assolutamente essenziale)

Gli obiettivi dei genitori vengono messi secondo le priorità in modo che le richieste di flessibilità e tolleranza della frustrazione poste al bambino siano ridotte.

In altre parole, i genitori devono sforzarsi di rendere la vita più facile e meno frustrante per il proprio bambino. Proprio come un bambino che ha una disabilità nella lettura richiede accomodamenti in ciò che ci si aspetta da lui accademicamente, un bambino con una “disabilità” nel tollerare la frustrazione richiede analoghi accomodamenti. Questo può essere difficile per i genitori e gli insegnanti, particolarmente nel caso il comportamento del bambino continui ad essere visto come deliberato. Qui di seguito presentiamo alcune raccomandazioni specifiche fornite dal Dr. Greene per portare a termine questo compito.

Bisogna innanzi tutto sforzarsi di identificare prima quali situazioni specifiche tendano a scatenare episodi di inflessibilità – esplosione.
Anche se non è possibile prevedere tutte le esplosioni, i genitori spesso hanno un quadro molto chiaro delle situazioni che tendono ad essere difficili da gestire per il proprio bambino (per esempio, andare a fare la spesa, dover fare i compiti, prepararsi per andare a letto). Una volta che queste situazioni scatenanti sono state identificate, i genitori possono decidere se evitarle tutte per ridurre la frustrazione del bambino, quali possono essere modificate in modo che per il bambino sia più facile gestirle e quali, sfortunatamente, sono inevitabili. Per esempio, per un bambino che ha delle crisi in un supermercato quando non può avere ciò che vuole, può essere sufficiente cercare di portarcelo il meno possibile, fino a che non ha imparato a gestire meglio la frustrazione. Con i compiti per casa, spesso si possono fare degli accomodamenti sulla quantità di compiti che l’insegnante richiede al bambino di fare.

I genitori devono imparare a riconoscere i comportamenti del bambino durante le crisi per quelli che sono: comportamenti incoerenti.
Quando un bambino ha iniziato a perdere controllo – o lo ha già perso – e inizia a gridare e urlare al genitore, può essere estremamente difficile non arrabbiarsi. Come risultato, è facile che i genitori rispondano in maniera punitiva, o con un ordine al bambino (“Ora chiedi scusa!”) che serve soltanto per aggiungere benzina al fuoco.

Nonostante queste risposte siano molto tentanti, il Dr. Greene suggerisce ai genitori di prendere attentamente in considerazione se facciano poi veramente qualcosa di positive. Per esempio, lui ha chiesto a molti genitori se tutte le punizioni che hanno dato ai loro bambini per un determinato comportamento hanno mai avuto effetto nel ridurre la probabilità che questo comportamento avvenisse la volta successiva che il bambino si è frustrato. Quando molti genitori considerano la domanda, si rendono conto che questo non è successo. Quindi, se la ragione primaria per punire il bambino è quella di cambiare il comportamento del bambino, e questo non sta funzionando, uno può legittimamente mettere in discussione la validità della punizione.

Quando invece si ritiene che il comportamento durante una crisi è un comportamento incoerente che il bambino non riesce realmente a controllare, è possibile una differente predisposizione mentale. Uno si può focalizzare su come aiutare il bambino a recuperare il controllo, che inevitabilmente porta alla cessazione del comportamento che i genitori ritengono deprimente e offensivo.

Una credenza fondamentale alla base di questo approccio è che la maggior parte dei bambini esplosivi vorrebbero comportarsi meglio e si sentono male riguardo le loro crisi. Pertanto sono già motivati a cambiare il loro comportamento, solo mancano loro le abilità per farlo. Perciò non hanno bisogno di più motivazione per comportarsi meglio (le ricompense e le punizioni si suppone servano ad aumentare la motivazione). Invece hanno bisogno di acquisire le abilità che lo aiuteranno a raggiungere qualcosa che sono già motivati a raggiungere.

L’APPROCCIO “CESTINO”
Quando un bambino ha frequentemente delle crisi, il peso sul bambino, i genitori ed eventuali fratelli o sorelle può essere enorme.

Visto che queste esplosioni sono molto difficili da sopportare per tutti in famiglia, l’obiettivo primario nel lavorare con questi bambini è di ridurre la frequenza di questi episodi. Per esempio, già riducendo il numero di crisi da diverse ogni giorno ad una al giorno e alla fine ad alcune alla settimana, può fare una differenza enorme sulla qualità di vita della famiglia. Inizialmente questo si ottiene riducendo le richieste di tolleranza della frustrazione che vengono fatte al bambino. Il Dr. Greene fa riferimento a questo come all’approccio “cestino”.

Cestino A
Alcuni comportamenti sono ovviamente così importanti che devono rimanere non negoziabili, anche se forzandoli si rischia di causare una crisi. Inizialmente il Dr. Greene suggerisce che gli unici comportamenti da mettere nel cestino A siano quelli riguardanti questioni di sicurezza (per esempio, agganciare la cintura di sicurezza in auto, non avere comportamenti aggressivi o pericolosi per sé  e per gli altri). Questi comportamenti chiave che hanno implicazioni di sicurezza sono quelli su cui i genitori devono continuare ad essere fermi e richiedere obbedienza.

Anche se questi comportamenti da mettere nel cestino A sono importanti, è anche importante notare le cose che inizialmente è meglio non mettere nel cestino A Il Dr. Greene suggerisce che queste includano cose come i compiti, non urlare ai genitori, lavarsi i denti, etc. Per rientrare nel cestino A, devono essere soddisfatti i seguenti criteri:

1. Il comportamento deve essere così importante che veramente vale la pena affrontare una crisi che lasciar correre.

2. Il bambino deve essere capace di esibire il comportamento su una base consistente.
Per esempio, secondo il Dr. Greene è inutile insistere che completare i compiti assegnati sia inserito nel cestino A perchè ci sono poche possibilità che il bambino abbia le abilità e la tolleranza alla frustrazione per farlo in maniera consistente.
3. Deve essere qualcosa che siete veramente in grado di far rispettare.
Ci sono molte cose che desidereremmo che i nostri bambini facessero e che non siamo semplicemente in grado di controllare. Per esempio, potreste anche desiderare che il vostro bambino non stia con alcuni compagni durante la giornata scolastica, perché ci sono delle ragioni importanti per questo. Però questo non è una cosa che la maggior parte dei genitori sono in grado di far rispettare. Come risultato, potreste continuare a scatenare delle crisi per nessuna ragione valida e continuare a minare la vostra credibilità.
Semplicemente riducendo notevolmente il numero di comportamenti per cui non è negoziabile l’ubbidienza a quelli che sono veramente essenziali, che il bambino è in grado di compiere e che il genitore è in grado di far rispettare, verrà drasticamente ridotto il numero di situazioni che potrebbero scatenare episodi esplosivi.

Cestino B
B – il cestino più importante, secondo il Dr. Greene. Contiene i comportamenti che sono veramente alte priorità ma che non vorreste che portassero a delle crisi. Questi possono comprendere il completamento dei compiti, parlare ai genitori con rispetto, obbedire a comandi ragionevoli, etc.
E’ proprio in riferimento ai comportamenti del cestino B che il Dr. Greene crede che le abilità fondamentali di compromesso e negoziazione possano essere insegnate al vostro bambino. Per esempio, supponete che il vostro bambino sta guardando la tv e sapete che è ora di spegnerla per fare i compiti. Voi chiedete al vostro bambino di spegnere e cominciare i compiti e lui si rifiuta. La tentazione qui sarebbe di continuare ad insistere su un’ubbidienza immediata e di minacciare una punizione (per es., basta TV per il resto della settimana) se il vostro bambino non obbedisce. Ma, nello schema del Dr. Greene, questo non è un problema di sicurezza, e quindi non dovrebbe essere messo nel cestino A. Lui direbbe: cosa succederà se rispondete in questa maniera? Probabilmente la frustrazione del vostro bambino aumenterà e lui perderà il controllo, portando ad una crisi. Ne vale la pena? Ora, se rimanendo fermi nelle vostre decisioni e tollerando la crisi farà sì che la prossima volta il vostro bambino obbedisca più facilmente, allora la risposta è sì. Se però rimanendo fermi e aspettando la fine della crisi non aumenterete in alcun modo la possibilità che in futuro ci siano delle altre crisi, allora il Dr. Greene suggerisce che non ne vale la pena. Sfortunatamente, spesso questo è quello che succede.

Cosa fare allora? Il Dr. Greene sostiene che i comportamenti nel cestino B forniscono fantastiche opportunità di cercare di coinvolgere il vostro bambino in un processo di compromesso e negoziazione. Nel caso sopra citato, il genitore potrebbe dire una cosa tipo “ So che per te è bello continuare a guardare la TV. Mi piacerebbe che tu lo facessi, ma so che devi anche fare i compiti. Cerchiamo di trovare un compromesso, così tu puoi ottenere un po’ ciò che vuoi e io posso ottenere un po’ di ciò che voglio”.
Lo scopo qui non è solo che il vostro bambino faccia ciò che voi volete, ma iniziare ad aiutare il vostro bambino ad imparare le abilità di compromesso e negoziazione che contribuiranno a renderlo più flessibile con il tempo. Il Dr. Greene mette in evidenza come questo processo possa essere estremamente difficile per i bambini inflessibili-esplosivi e che non è difficile per loro diventare sempre più agitate quando cercano di negoziare una soluzione.

Come genitore, se osservate che questo è ciò che sta iniziando a succedere e pensate che il vostro bambino sia vicino ad una crisi, lo scopo diventa quello di far diminuire la tensione in modo che non si abbia una crisi. Questo può significare offrire soluzioni di compromesso per un bambino sforzandosi di aiutare le cose a calmarsi. Quando questo non funziona, il Dr. Greene suggerisce di lasciar perdere il tutto in modo da non avere una crisi. Nell’esempio sopra, se tutti gli sforzi per negoziare falliscono e il bambino arriva sull’orlo di una crisi, il genitore potrebbe dire “Va bene, vedo che sei molto triste e ti stai arrabbiando. Apprezzo il fatto che hai cercato di trovare un compromesso con me, ma non siamo riusciti ad arrivare ad uno buono per tutti e due. Allora potresti guardare ancora un po’ di TV per adesso e magari tra un po’ cerchiamo di trovare il compromesso giusto”.

Questo può essere molto difficile da fare. Certamente molti genitori e molti professionisti potrebbero essere preoccupati che tali azioni possano portare ad insegnare al bambino che può avere ciò che vuole semplicemente rifiutandosi di cedere e arrabbiandosi. Questo è certamente quello che direbbe un terapista comportamentale tradizionale. Dal punto di vista del Dr. Greene, però, insistere che un bambino spenga la tv quando non è stato raggiunto un compromesso porterà a scatenare una crisi che non permetterà di far iniziare i compiti e sarà molto più deprimente per tutti. Quindi, invece, voi fate del vostro meglio per aiutare il vostro bambino a sviluppare le tanto necessarie abilità di negoziazione, ma lasciate cadere le cose quando vedete che un’esplosione è imminente. Più tardi, quando il bambino si è calmato un po’, riprendete i vostri sforzi per negoziare. (Inoltre, questo può essere utile per aiutare i genitori a mantenere il proprio sangue freddo – almeno è quanto è successo a me.)

Lo sviluppo di queste abilità di compromesso e tolleranza della frustrazione non avviene in poco tempo. Il Dr. Greene fa notare che il progresso in queste aree può essere estremamente lento, ma con il tempo l’approccio da lui raccomandato può portare a notevoli raggiungimenti per i bambini esplosivi.

Cestino C
Il cestino C contiene quei comportamenti che una volta sembravano di alta priorità, ma che sono scesi considerevolmente nella scala dei valori. Questi sono comportamenti che semplicemente non vengono più menzionati. Mettendo una serie di comportamenti precedentemente importanti nel cestino C, diminuisce notevolmente l’opportunità di conflitti causanti crisi tra genitori e bambini.

Che tipo di cose ci sono nel cestino C? Questo dipende dalle caratteristiche di ogni situazione, ma possono comprendere cose come cibi che il bambino vuole o non vuole mangiare, quali vestiti vuole indossare, come vuole tenere la sua stanza, etc. La domanda da porsi per determinare se un dato comportamento rientra nel cestino C è “E’ così importante da valere la pena di rischiare una crisi?” Se non lo è, e se avete già identificato alcuni comportamenti che sembrano più importanti e validi per la negoziazione (cioè quelli che vanno nel cestino B), allora metteteli nel cestino C.


Questo non porterà ad avere un bambino tirannico?
Non necessariamente. Il Dr. Greene mette in evidenza che c’è un’importante differenza tra rinunciare e decidere quali comportamenti sono importanti abbastanza da mantenersi fermi. Rimane responsabilità e prerogativa dei genitori essere chiari su cosa non è negoziabile, su quando il compromesso è ragionevole e quali cose si possono tralasciare per adesso. Quando il bambino diventa più bravo a tollerare la frustrazione e impara le abilità necessarie di compromesso e negoziazione, sempre più comportamenti potranno essere spostati dal cestino C al cestino B, fornendo così al proprio bambino sempre più opportunità per fare pratica di compromessi.
Per lo schema: vedere qui di seguito

 

Data

e ora

Descrivete qualsiasi cosa preceda l’interazione problematica tra voi e il vostro bambino

Descrivete come avete gestito la situazione usando la nuova strategia pianificata (problem solving, dare scelte, ascolto riflessivo, sganciarsi, conseguenze naturali, etc).

Descrivete anche se siete riusciti a risolvere la situazione meglio che in passato.

Qual è stato il risultato?

Cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato?

 

 

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