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Come apprende la mente

Principio uno: Il cervello è un complesso sistema adattivo.
La caratteristica forse più importante del nostro cervello è la sua capacità di funzionare su molti livelli e in molti modi simultaneamente. C’è una ragione per cui abbiamo fatto confluire qui due principi precedenti (“Il cervello è un processore parallelo” e “L’apprendimento coinvolge l’intera fisiologia”). I pensieri, le emozioni, l’immaginazione, le predisposizioni e la fisiologia funzionano realmente e interattivamente mentre l’intero sistema interagisce con il suo ambiente e scambia informazioni con esso. Inoltre, ci sono proprietà emergenti del cervello che lo vedono come un sistema unico che non può essere riconosciuto né capito se si studiano solo le sue parti. L’educazione DEVE venire a patti con la natura complessa e dalle molte sfaccettature di colui che impara.


Principio due: Il cervello è un cervello sociale.

 

"Per i primi uno o due anni fuori dall’utero i nostri cervelli sono al massimo livello ricettivo e impressionabile" (Zen Physics, P.18). Iniziamo a formarci quando i nostri cervelli/le nostre menti immensamente ricettive interagiscono con l’ambiente e attraverso le relazioni interpersonali. Vygotsky è stato in parte responsabile di averci fatto capire la costruzione sociale della conoscenza. E’ attraverso l’interazione dinamica con gli altri che funziona la terapia, per esempio. E’ chiaro oggi che durante le nostre vite, i nostri cervelli cambiano in risposta al coinvolgimento con gli altri, a tal punto che gli individui devono essere visti come parti integranti di sistemi sociali più vasti. Infatti parte della nostra identità dipende dallo stabilire una comunità e trovare modi di appartenenza. L’apprendimento, quindi, è profondamente influenzato dalla natura delle relazioni sociali in cui le persone trovano se stesse.

Principio tre: La ricerca del significato è innata.
In termini generali, la ricerca di significato si riferisce a trarre un senso dalle nostre esperienze. Questo è fondamentale per la sopravvivenza e basilare nel cervello/mente umana. Anche se nel tempo cambiano i modi in cui valutiamo le nostre esperienze, la spinta centrale rimane tale per tutta la vita. Di base la ricerca di significato è fatta con uno scopo e spinta dalla valutazione. Maslow ha detto qualcosa sulle intenzioni umane. Ci sono anche domande fondamentali come “Chi sono?” e “Perché sono qui?”. Quindi la ricerca di significato va dalla necessità di mangiare e trovare sicurezza, attraverso lo sviluppo di relazioni e di un senso di identità, all’esplorazione del nostro potenziale e alla ricerca di trascendenza.

 


Principio quattro: La ricerca di significato avviene attraverso il “modellamento”.
Nel modellamento comprendiamo mappe schematiche e categorie, sia acquisite che innate. Il cervello/la mente ha bisogno e registra in modo automatico le cose familiari, e allo stesso tempo cerca e risponde a stimoli nuovi. In un certo modo, quindi, il cervello/la mente è sia scienziato che artista, cercando di discernere e capire i modelli che avvengono e dando espressione a modelli unici e creativi propri. Resiste alla mancanza di significato su di essi. Con mancanza di significato intendiamo parti isolate di informazione non collegate a ciò che un particolare apprendista ritiene sensato. Una educazione veramente efficace deve dare a chi apprende un’opportunità per formulare i propri modelli di comprensione.

Principio cinque: Le emozioni sono fondamentali per il modellamento.
Quello che impariamo è influenzato ed organizzato dalle emozioni e da stati mentali che comprendono attesa, pregiudizi e preferenze personali, autostima e il bisogno di interazione sociale. Le emozioni e i pensieri si modellano letteralmente a vicenda e non possono essere separati. Le metafore sono un esempio, come dice Lakov. Inoltre, l’impatto emozionale di ogni lezione o esperienza di vita può continuare ad influenzare molto più a lungo dello specifico evento che l’ha causato. Pertanto per una vera educazione è indispensabile un livello emozionale appropriato.

 


Principio sei: Ogni cervello percepisce e crea allo stesso tempo parti e interi.
Anche se c’è una parte di verità nella distinzione “cervello sinistro – cervello destro”, questo non è tutto. In una persona normale, entrambi gli emisferi interagiscono in ogni attività, dall’arte al calcolo alle vendite. La dottrina dei “due cervelli” è più utile per ricordarci che il cervello riduce le informazioni in parti e percepisce olisticamente allo stesso tempo. Un buon training e una buona educazione tengono conto di questo, per esempio inserendo progetti e idee “globali” naturali dall’inizio.

 


Principio sette: L’apprendimento comprende sia l’attenzione focalizzata che la percezione periferica.
Il cervello assorbe informazioni di cui è direttamente cosciente, ma assorbe anche informazioni direttamente da ciò che sta dietro il suo immediato punto centrale di attenzione. Infatti, risponde anche al contesto sensoriale più ampio in cui avviene l’insegnamento e la comunicazione. I “segnali periferici” sono estremamente potenti. Anche i segnali inconsci che rivelano le nostre attitudini e credenze hanno un impatto potente sugli studenti. Gli educatori, pertanto, possono e dovrebbero prestare molta attenzione a tutte le sfaccettature dell’ambiente in cui si insegna.

Principio otto: L’apprendimento comprende sempre processi consci ed inconsci.
Un aspetto dell’essere consci è essere consapevoli. La maggior parte del nostro apprendimento è inconscio perché l’esperienza e l’input sensoriale sono elaborati al di sotto del nostro livello di consapevolezza. Questo significa che la maggior parte della comprensione può NON avvenire durante la lezione,ma può succedere ore, settimane o mesi più tardi. Significa anche che gli educatori devono organizzare quello che fanno in modo da facilitare la successiva elaborazione inconscia dell’esperienza da parte degli studenti. In pratica questo comprende un progetto proprio del contesto, l’inserimento di attività di riflessione e metacognitive e modi di aiutare gli studenti ad elaborare le loro idee, abilità ed esperienze in modo creativo. L’insegnamento per la maggior parte significa aiutare gli studenti a rendere visibile ciò che è invisibile.

Principio nove: Abbiamo almeno due modi di organizzare la memoria.
Anche se ci sono molti modelli di memoria, uno che fornisce un’eccellente piattaforma per gli educatori è la distinzione fatta da O'Keefe e Nadel tra memoria tassonomica e locale. Loro suggeriscono che noi abbiamo una serie di sistemi per ricordare informazioni relativamente non collegate (sistemi tassonomici, da “tassonomie”). Questi sistemi sono motivati dalla ricompensa e dalla punizione. O'Keefe e Nadel suggeriscono anche che abbiamo una memoria spaziale/autobiografica che non ha bisogno di prove e permette di richiamare istantaneamente alla memoria le esperienze. Questo è il sistema che registra i dettagli del nostro pasto ieri sera. E’ sempre attivato, è inesauribile ed è motivato dalla novità. Pertanto siamo biologicamente forniti della capacità di registrare esperienze complete. E’ attraverso una combinazione di entrambi gli approcci di memoria che avviene l’apprendimento significativo. In questo modo le informazioni significative e quelle senza significato sono organizzate e immagazzinate in modo differente.

Principio dieci: L’apprendimento è evolutivo
Lo sviluppo avviene in diversi modi. In parte, il cervello è “plastico”. Questo significa che il suo hardware è modellato dalle esperienze. In parte ci sono predeterminate sequenze di sviluppo nell’infanzia, comprese finestre di opportunità per gettare le basi dell’hardware necessario per un successivo apprendimento. Questo è perché sarebbe meglio presentare presto ai bambini nuove lingue e l’arte. E, per concludere, non ci sono limiti alla crescita e alle capacità umane di apprendere di più. I neuroni continuano ad essere in grado di fare nuove connessioni per tutta la vita.

 


Principio undici: L’apprendimento complesso è favorito dalla sfida e inibito dalla minaccia.
Il cervello/la mente apprende in modo ottimale – fa il numero massimo di connessioni – quando viene sfidato in modo appropriato in un ambiente che incoraggia l’assumersi dei rischi. Però il cervello/la mente “si blocca” quando percepisce minaccia. Diventa quindi meno flessibile e ritorna ad attitudini e procedure di base. Questo è il motivo per cui dobbiamo creare e mantenere una atmosfera di vigilanza rilassata, che comprenda poca minaccia e molta sfida. Però poca minaccia NON significa semplicemente “stare bene”. L’elemento essenziale di una minaccia percepita è un sentimento di impotenza e stress. E’ inevitabile provare occasionalmente stress o ansia e bisogna aspettarselo nel vero apprendimento. La ragione è che l’apprendimento vero coinvolge cambiamenti che portano ad una riorganizzazione di sè. Tali apprendimenti possono essere intrinsecamente stressanti, a prescindere dall’abilità e dal sostegno offerto da un insegnante.

Principio dodici: Ogni cervello è organizzato in maniera unica.
Tutti abbiamo la stessa serie di sistemi, eppure siamo tutti differenti. Alcune di queste differenze sono una conseguenza del nostro bagaglio genetico. Alcune sono una conseguenza di differenti esperienze e differenti ambienti. Le differenze si vedono in termini di stili di apprendimento, talenti e intelligenze differenti, e così via. Un corollario importante è sia apprezzare che gli studenti sono differenti e necessitano di scelte, mentre ci si assicura che siano esposti ad una molteplicità di input. Le intelligenze multiple e una vasta gamma di diversità sono quindi caratteristiche di ciò che significa essere umani.

(Vedere R. Caine and Caine, G. (1994) Making Connections: Teaching and the Human Brain, Addison-Wesley)

Sugli autori

Geoffrey Caine, LL.M., è il direttore nazionale del MindBrain Network della Società Americana per la Formazione e lo Sviluppo.

Renate Nummela Caine, Ph.D., è professore di educazione alla California State University, San Bernardino, CA. Potete mettervi in contatto con i Caines alla Casella Postale 1847, Idyllwild, CA 92549.

 di Renate Nummela Caine e Geoffrey Caine
http://www.newhorizons.org/neuro/front_neuro.html

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